Altro che agenda digitale ed elezioni politiche, qui siamo (quasi) alla frutta. Come il proverbiale struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere quel che succede - ed evolve - fuori, ora tiriamo su gli occhi e ci scopriamo al 24esimo posto in una classifica "digitalmente" rilevante come la Most Innovative Countries, stilata ogni anno dall'americana Bloomberg.
Essendo, in tutto, 50 i Paesi inseriti in graduatoria (i migliori cinquanta, si intende), ci si rende conto di una mediocrità peraltro conclamata, che trova la sua ragione in particolari "rank" quali ricerca (R&D in percentuale del Pil, 28esimi), concentrazione di ricercatori (addirittura 36esima piazza, e da qui alle startup il passo è breve), livello di istruzione (percentuale di persone educate in materie scientifiche, alfabetizzate, che accedono all’università, 56esimi), high tech (percentuale di aziende che si occupano di settori innovativi come aerospaziale, biotecnologia, semiconduttori, hardware, software, energie rinnovabili, sul totale delle aziende quotate, 22esimi) e capacità di produzione (36esimi).
Dove andiamo meglio? In produttività generale (Pil occupato per ore lavorate, posizione 19) e attività di brevetti (richieste di brevetto per ogni milione di abitanti e per ogni milione di dollari spesi in R&D, 25esimi), anche se non essere nelle best 10 in nessuno dei principali riferimenti dovrebbe stimolare i nostri futuri governanti a impostare una strategia innovativo-commerciale "pesante" e soprattutto sensata.
Perché passi che ci stiano davanti Stati Uniti, assoluti dominatori della graduatoria, Corea del Sud, Germania, Finlandia, Svezia e Giappone, ma farci sopravanzare da, Singapore, Austria, Danimarca e Francia, Paesi che presentano caratteristiche socio-demografiche (e quindi capacità di innovazione, di ideazione, di creazione nuove imprese) non certamente migliori delle nostre, è l'ennesimo smacco.
Ok, possiamo consolarci pensando che, ad esempio, siamo davanti ad Honk Kong e Israele, teorici paesi in via di forte sviluppo considerati già all'avanguardia, ma la realtà è che serve una strategia digitale concreta, per scalare posizioni e "convincere" Bloomberg ad issarci un po' più su.
L'azienda americana di comunicazione e analisi finanziaria ha analizzato il paniere e poi, infine, stilato la classifica in base al Blommberg Innovation Quotient, una sorta di scala di punteggio - da 0 a 100 - per i sette diversi fattori sopracitati. Duecento, i Paesi analizzati: in graduatoria sono entrati solo quelli che hanno ottenuto un punteggio sufficiente in almeno cinque dei "rank", per un totale di 96. Il Sudafrica ha chiuso in ultima piazza.
L'articolo Paesi innovativi, l’Italia arranca senza alfabetizzazione digitale è stato pubblicato per la prima volta su Pionero.